Il progetto Life ADA

L’agricoltura fra cambiamenti climatici, innovazione e sostenibilità.

Il progetto Life ADA (Adaptation in Agriculture) è pensato per offrire un supporto concreto al settore agricolo e per rafforzare le capacità di resilienza ai cambiamenti climatici in una delle zone, l’Italia, più esposta ai cambiamenti climatici a livello europeo. I terreni di azione sono diversi: il piano della conoscenza, dell’adattamento, della resistenza.

Promosso da UnipolSai Assicurazioni S.p.A, ha come partner strategici ARPAE (Agenzia Regionale Prevenzione, Ambiente ed Energia della Regione Emilia-Romagna Servizio Idro-Meteo-Clima), CIA-Agricoltori Italiani, Il CREA-PB (Consiglio per la Ricerca e l’analisi dell’Economia Agraria centro di ricerca di Politiche e Bioeconomia), Circolo Festambiente (Legambiente), Legacoop Agroalimentare Nord Italia, Leithà e Direzione generale agricoltura, caccia e pesca della Regione Emilia-Romagna.

Le filiere coinvolte da questo progetto invece sono i settori di punta dell’agroalimentare, un’eccellenza del nostro paese: latteario-caseario, vinicolo e ortifrutticolo.

Che la sfida climatica e la costruzione di un futuro sostenibile siano una necessità è ormai patrimonio collettivo, ma spesso tutto questo rimane solo un orizzonte. Progetti come Life ADA invece si impegnano, insieme con altre associazioni, non solo a promuovere una coscienza ambientale, ma anche a offrire soluzioni pratiche per ottimizzare un settore come l’agricoltura e renderlo al passo con i tempi.

Di recente, Lifegate – da sempre molto attenta ai temi dell’ambiente – ha promosso l’iniziativa Osservatorio sullo stile di vita sostenibile, in collaborazione con l’istituto di ricerca Eumetra MR, durante la quale è stato dato molto spazio al progetto Life ADA.

L’Osservatorio è un appuntamento annuale – si è giunti alla settima edizione – che analizza in determinati segmenti della società la consapevolezza ambientale e il livello di coscienza diffusa sui temi della sostenibilità. In questa edizione sotto la lente statistica sono finiti i giovani under 24, conosciuti come “generazione Z”.

Le domande poste per l’analisi sono state: 1) I cittadini conoscono il concetto di sostenibilità, nelle sue varie declinazioni? 2) Credono nel cambiamento? 3) Sono disposti a fare la loro parte, ridisegnando le proprie abitudini quotidiane per renderle più rispettose del Pianeta?

La ricerca è stata presentata mercoledì 22 settembre presso lo Spazio Teatro No’hma Teresa Pomodoro di Milano, mentre LifeGate.it ne ha garantito lo streaming on-line per raggiungere la maggior parte di pubblico possibile. Tutto questo è stato concepito anche grazie ad alcuni sponsor Gruppo Unipol, Koelliker, Michelin Italia, Ricola e Vaillant Italia.

I risultati della ricerca sono in un certo senso confortanti, ma evidenziano anche alcune criticità: la generazione Z è da sempre quella più attenta ai problemi ambientali – non a caso è quella più sensibile ai richiami di Greta Thunberg e dei Friday for Future – ma è anche potenzialmente quella che ha più subito gli effetti della pandemia. Ecco il perché di alcune contraddizioni che iniziano a emergere. Per esempio il trend in calo dell’8% sulla piena consapevolezza del termine “sostenibilità” (oggi è il 51%, mentre nel 2020 era il 58%), ma anche una minore disponibilità, rispetto ad altri segmenti sociali, a incrementare pratiche sostenibili come la riduzione del consumo di plastica e la promozione di energie rinnovabili.

In generale comunque, come si diceva all’inizio, i temi della sostenibilità ambientale sono ormai patrimonio di tutti gli italiani. Per citare alcuni dati: 34,5 milioni di italiani – ossia il 69,5% della popolazione – è convinta che la sostenibilità sia un valore. Una percentuale che cresce del 7% rispetto al 2020. Nel 2015 solo il 42% degli italiani si sentiva coinvolto nei temi della sostenibilità: ora siamo arrivati al 75 per cento, cioè tre su quattro. Un balzo enorme.

Sono diffusi anche comportamenti virtuosi: per esempio il 43% degli italiani afferma di limitare l’uso di bottiglie di plastica, il 25% sostiene di spostarsi a bordo di mezzi poco inquinanti, il 45% si dice disposto ad acquistare prodotti locali e made in Italy, anche spendendo di più.

Life ADA durante l’estate del 2021 è stata anche protagonista di un’iniziativa singolare. Uno dei terreni cui questo progetto si dedica con più interesse, è quello dell’innovazione tecnologica in campo agricolo. Con questa idea di ibrido fra “terra” e “tecnologia” è nata ADAthon, il primo hackathon di Life ADA, un evento mirato a sviluppare uno strumento informatico di supporto per gli agricoltori, in modo da contenere gli impatti del cambiamento climatico.

A vincere la competizione, aperta a studenti ed esperti del settore, è stato il prototipo ADAfield: un supporto all’adozione della tecnica dell’agroforestazione per migliorare la resa delle coltivazioni. Al secondo posto si è classificato il prototipo ERPICE, un bot per la valutazione e la prevenzione del rischio, mentre al terzo CLEVERFarm, che fornisce consigli agronomici, energetici e di irrigazione.

La possibilità di creare collaborazioni e connessioni fra settori tradizionali e comparto tecnologico rimane una delle grande sfide del contemporaneo. Anche per aiutare a contenere l’inquinamento e i cambiamenti climatici. Perché servono solide radici per costruire un futuro sostenibile.

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