L’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA) ha da poco pubblicato il rapporto annuale Gestione delle acque di balneazione in Europa: successi e sfide. Un’analisi annuale che misura e quantifica quanto siano pulite le acque balneabili europee.
Nel complesso il dato è confortante: il 95% delle acque balneabili soddisfa gli standard minimi previsti dalla legislazione europea. Il lavoro costante delle istituzioni comunitarie, cominciato quarant’anni fa, dimostra che il cammino intrapreso è corretto. Se nel XIX e nella prima metà del XX secolo la qualità delle acque era in evidente peggioramento, negli ultimi anni si è assistito invece alla comparsa di segnali incoraggianti e al costante miglioramento di tutti gli indicatori, almeno dai primi anni Ottanta.
Questo è stato ottenuto soprattutto grazie a una legislazione orientata alla salvaguardia dell’ambiente, una delle più innovative e attente al mondo. Di recente, per esempio, la Direttiva sulle acque di balneazione (BWD) del 2006 ha incoraggiato i grandi investimenti negli impianti di trattamento delle acque reflue urbane, producendo una drastica riduzione degli inquinanti rilasciati.
Dal 1990 a oggi è praticamente triplicato il numero di acque di balneazione che soddisfano i criteri dell’Agenzia. Si è passati, per esempio, dalle 7.500 del 1990 a oltre 22.000 nel 2019. Più nel dettaglio nel 2019 si è registrato un incremento di 164 siti conformi agli standard rispetto all’anno precedente mentre, allargando lo spettro dell’analisi, rispetto al 2015 l’incremento è di ben 815 siti. Questo sempre secondo il rapporto annuale della EEA.
Oggettivamente le acque di balneazione europea sono pulite, e la situazione è in costante miglioramento, ma questo non significa che il problema sia risolto. Le sfide per il futuro sono molteplici, anche perché la questione ambientale deve essere una priorità dell’agenda politica delle istituzioni comunitarie e mondiali.
Il principale rischio per le acque di balneazione rimane l’inquinamento microbiologico, in particolare quello da batteri fecali. Circa il 15% delle acque europee infatti raggiunge appena gli standard minimi di sicurezza ed è quindi necessario migliorare anche questi parametri. Responsabili di questa situazione sono acque reflue e scarichi fognari, concimi agricoli e malfunzionamenti della rete idrica.
Inoltre, nel 2019 persistono in Europa anche acque di balneazione classificate come acque di classe scarsa (1,3%). Sebbene anche questo dato sia in costante diminuzione, tale rilevamento chiarisce una delle direzioni in cui concentrare gli interventi. Il rapporto annuale dell’Agenzia Europea dell’Ambiente cataloga le acque di balneazione in quattro classi di riferimento “eccellente”, “buona”, “sufficiente” o “scarsa”.
Questioni come il cambiamento climatico e l’inquinamento da plastiche e microplastiche, sono le sfide che il futuro riserva. Vanno affrontate con lungimiranza e intelligenza proprio per garantire un livello di acque pulite e acque balneabili sempre più alto. Ma soprattutto sono un tassello necessario per raggiungere l’ambizioso traguardo di inquinamento zero che le istituzioni europee si sono proposte di raggiungere.
Fonte: https://www.eea.europa.eu/